CARLO VIDONI

Disegni

Dal 7 al 28 novembre 2015

La tecnica del disegno è senza dubbio il linguaggio grafico – pittorico più antico che si conosca. Fin dalla “notte dei tempi” infatti, i primi abitanti della Terra utilizzarono segni incisi o impressi sulle pareti di grotte e caverne, rappresentando il proprio vissuto, esorcizzando le molte paure. Così, questi primi uomini, ci hanno lasciato importanti tracce di un’esistenza capace di adattarsi alle avversità della natura. Il disegno, pur con le dovute differenze ed evoluzioni tecniche, ha mantenuto nel tempo caratteristiche peculiari di immediatezza e semplicità, consentendo di fermare su un supporto, oggi spesso cartaceo, un’idea, una sensazione interiore, un’emozione, un concetto. In Carlo Vidoni, la cui formazione artistica si è concretizzata nelle discipline visive, grafico- pittoriche e plastiche, il disegno assume con evidenza una duplice essenza. Esso è infatti fondamento creativo, istintiva e necessaria trasposizione dell’idea generatrice, da cui passare alla realizzazione di opere spesso tridimensionali, scultoree o installative. A questo proposito, ricordo i numerosi e interessantissimi taccuini di disegni e schizzi, esposti in varie sue mostre. Il disegno, in Vidoni, esprime poi una seconda essenza, divenendo opera a sé stante, testimonianza cocente del proprio vissuto, metafora della vita, in un continuo e reciproco scambio tra uomo e natura. Questi disegni rappresentano la produzione meno nota di Vidoni, ma sostanziano la parte più intima e recondita della sua espressività. Una materia monocroma, evanescente, leggera, a volte eterea, quasi impalpabile e sfumata caratterizza la tecnica esecutiva dei pastelli e delle crete colorate su carta. I colori scelti variano dalle terre ocra e Siena, ai bruni, alla gamma dei verdi e dei blu. La casa, fra i tanti, è il soggetto prediletto, essa diviene dimensione dell’esistenza, oggetto significante, rifugio degli affetti, oppure prigione e spazio senza tempo. Si tratta di una costruzione essenziale in tavole di legno, l’ambiente circostante, semplice e scarno con spazi sospesi e misteriosi, rievoca visioni metafisiche e surreali. Gli spaccati d’interno sono luoghi prospettici, schematicamente abbozzati che prendono forma dal contrasto tra luci ed ombre. La presenza umana, animale o di isolati oggetti, invita e sottende relazioni logiche e simboliche, messe a nudo attraverso un’estrema parafrasi delle variegate e complesse sfaccettature della vita. In Casa volante in blu, una piccola casa, letteralmente sradicata dal suolo rimane sospesa al centro di un alone luminoso e bianco. Curioso osservare come l’ombra proiettata sul piano orizzontale, non sia quadrata come il perimetro della casa, ma assuma una forma sferica simile a un nucleo, a un seme circondato di luce. Una rappresentazione simbolica del significato profondo della casa come nucleo della vita. In Interno con macchina da scrivere, appoggiato alla parete di fondo un tavolo scuro, una macchina da scrivere e due fogli, il primo inserito e l’altro appoggiato sul tavolo. Sullo sfondo una seconda stanza vuota e semibuia. Cosa ci sarà dietro quella porta? Cosa sarà scritto su quel foglio? Domande plausibili ma destinate a non trovare risposta. Di certo, invade prepotentemente lo spazio una pesante sensazione di sospensione e di assenza che ci invita a meditare, a restare in ascolto del silenzio, un silenzio assordante.

Rafaella Loffreda